Ernestine, fiore all'occhiello della ceramica artistica industriale della Campania, suscita, in chiunque incroci sul proprio cammino una sua opera, un senso di ammirazione e "mistero".
La vita di questa donna è stata spesso indagata con spirito troppo da curiosi; ma è evidente che puntare all'osservazione della sua produzione artistica, è come svelare i segreti della vita di Ernestine senza cadere in un facile racconto di costume.
Il lavoro, la fabbrica, furono il suo mondo: i modi raffinati, il grande gusto e la passione la resero una donna molto affascinante agli occhi dei suoi contemporanei, ed è in questo che va cercata la ragione che rese arte il suo operato.
<<...una mano caratteristica del territorio salernitano, famoso per Vietri, si fa riconoscere per un assolo ceramico: è Ernestine. Le sue forme e i colori muovono da evocazioni liberty e si liberano in movimenti e tinte vivaci..>> Gio Ponti (Domus 1951)
L'industria Ernestine fu una delle più stravaganti e innovative espressioni del design industriale del sud Italia, alla metà degli anni cinquanta riuscì a produrre oggetti in ceramica che ancora oggi vantano gusto e ricercatezza.
Ernestine fu un tutt'uno con il suo lavoro e con Matteo, artefice di questo sogno diventato realtà.
La grande complicità artistica che riuscì a instaurare con Matteo D'Agostino portò in pochi anni la produzione a una linea imprenditoriale senza precedenti, nel sud Italia, che si rivelò di grande successo. La signora americana fece della sua bella fabbrica un centro di gusto fine che non poca importanza ebbe nella sua carriera artistica. Ernestine fu molto amata, le sue amicizie e simpatie le garantirono una condizione di privilegio.
Viaggiò molto, la sua autonomia artistica, cioè per meglio dire i suoi rapporti fuori Salerno, le sue conoscenze con Faenza, Milano e altri centri, le permisero di entrare nel mercato americano, ricevendo non solo tante soddisfazioni, ma anche l'ambito premio attribuito dai Magazzini Neiman Marcus di Dallas nel 1951.
Questo è sicuramente il motivo per cui oggi il mercato antiquario americano vanta di una considerevole quantità di questi oggetti.
Ernestine fu molto attenta al luogo dove viveva, per lei Salerno era la sua terra e sentendosi donna di quella città, (forse perchè tanto legata a Matteo) essa cercò in tutti i modi di propagandare in modo costruttivo il suo operato.
Ernestine dà una lodevole prova nell'arredare una serie di ville della costiera Amalfitana, che oggi conservano ancora i pavimenti da lei disegnati.
Con gusto riusciva ad entrare nelle case belle, quelle situate in posti incantevoli, coccolati da sole e mare, fatte di colori tenui, di paesaggi irradiati di luce, come ad esempio la villa di Maiori del Console norvegese Klingenberg.
Verso la metà degli anni cinquanta, attori e personaggi celebri che frequentarono la costiera Amalfitana, divennero clienti ed estimatori della fabbrica: dalla Regina Giuliana d'Olanda a Paola Ruffo di Liegi Regina del Belgio, Totò e ancora Jacqueline Kennedy, Josef Cotton, Yvonne Sanson e tanti altri.
La grande ambizione e modernità di Matteo ed Ernestine fecero grande la loro arte.
La particolare tecnica usata della Ernestine, durante la decorazione era quella di un'attenta filettatura del bordo e preciso decoro, che veniva poi campito di colori tenui simili all'effetto cromatico dell'acquerello.
Decoro semplice e forme moderne, portano la manifattura Ernestine a una ricca esportazione anche all'estero, con vari meriti in America, incontrando il favore della critica e dei mercati. Attiva fino agli anni settanta, la fabbrica continuò nella produzione di ceramiche, il cui decoro fu sostituito da decalcomania, ma Matteo ed Ernestine lasciarono poco prima la direzione.
Matteo D'Agostino morì nel 1968, ed Ernestine non tornò mai più in fabbrica; dopo pochi mesi morì anche lei nella sua casa di Ravello.
La ceramica Ernestine ha dimostrato chiaramente che un'amicizia profonda, il lavoro di una ricerca artistica, una vita, rappresenta il più vivo esempio di quanto due persone, possono incontrarsi ed essere l'uno il completamento dell'altro, soprattutto della genialità di una "idea" nata tra un uomo e una donna.
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La ceramica Ernestine - Salerno
